lunedì 8 ottobre 2012

Cominciare a ragionare





Qualche mese fa
 (il 21 giugno 2012), ho annunciato la mia intenzione di candidarmi alla carica di Rettore dell'Università degli Studi di Catania. 

Per quanto si possa pensare – e qualcuno lo ha osservato – che forse si siano anticipati troppo i tempi, quell'annuncio, per quel che mi riguarda, rispondeva all'esigenza di un confronto ampio e non angustiato da scadenze imminenti.
L'indicazione, ora, di una quasi certa anticipazione della data delle elezioni rettorali al mese di febbraio 2013 rende i tempi più stretti e impone di accelerare la fase di confronto e  di discussione, che saranno sicuramente intensi, anche in considerazione dei rilevanti cambiamenti introdotti dalla cosiddetta 'riforma Gelmini' e dal difficile momento che il Paese vive. 
Ci troviamo in una situazione del tutto nuova, in parte inattesa.

Innovazioni significative, che spesso hanno disorientato e in parte ancora disorientano la comunità universitaria, sono state introdotte dalla legge e recepite nel nuovo Statuto del nostro Ateneo. Il dibattito è stato a volte aspro, come è forse normale quando si discute di regole. Ora è intervenuta però la sentenza del TAR che ha respinto il ricorso del Ministero. Ciò può (deve, credo) chiudere la fase 'costituente' (e delle connesse polemiche) e aprirne un'altra sul futuro dell'Università.
Forte è stato anche il disagio manifestato di fronte alla riorganizzazione amministrativa in atto. Su alcuni di questi temi ho già espresso le mie considerazioni, sia attraverso il quotidiano locale sia per mezzo di e-mail (questi interventi saranno da ora in avanti reperibili  anche qui), e tornerò ancora a esprimerle, sollecitando il confronto e il contributo dei colleghi, e – se lo credono – dei cittadini.

Con questo nuovo blog, vorrei soprattutto offrire luogo e opportunità di un confronto 'pubblico', non limitato alla mailing list dell'Ateneo e sottratto anche all'inevitabile ping pong  'a due' (botta-risposta, per intenderci) tra chi scrive e l'eventuale interlocutore. 
Nel blog si può aprire un dibattito in cui gli attori possono dialogare anche tra loro, oltre che con il 'candidato', con ricadute positive sul confronto e con un conseguente arricchimento delle proposte e delle soluzioni. 

Mi piacerebbe che il confronto non ignori il contesto, per assicurare in pieno all’Istituzione universitaria l’ufficio 'civile' per cui essa è nato in Europa.

L'aggravarsi della crisi (oramai non solo finanziaria, anche se soprattutto finanziaria) ha messo a nudo una fragilità complessiva dell'Europa e non solo del nostro Paese. La classe politica europea non appare all'altezza della sfida, e i vertici nel loro insieme appaiono in grave difficoltà. La nostra classe politica, in Italia e in Sicilia, ci mette di suo una pervicacia che preoccupa. Occorre attrezzarsi per far fronte a una situazione destinata ad aggravarsi e a protrarsi. Credo cioè che non possiamo aspettarci soluzioni miracolistiche o a breve. Perciò provo a riflettere concretamente su quel che intanto possiamo fare, qui in Sicilia, qui a Catania. Lascio ai 'generici' le analisi sulla crisi e sui suoi effetti: non v'ha dubbio che il maggior prezzo lo paga il Sud dell’Europa, trovo infantili queste improvvise conversioni alla 'virtù' della Germania guida dell’Europa federale.

Visto che la crisi sarà lunga, conviene – lo ripeto – predisporsi a farvi fronte qui e ora. In altri termini, come Ateneo dobbiamo porci e dobbiamo porre al territorio la questione del ruolo che l'Università può e deve svolgere per aiutare il Paese a uscirne: poiché di questa crisi siamo parte, siamo chiamati a contribuire a fronteggiarla per l’oggi e a superarla per il domani. 
La 'campagna' per il Rettorato non può allora essere un fatto 'interno' all'Ateneo. L'Università e il territorio hanno bisogno di confrontarsi per rinnovarsi e per far fronte alla crisi. Nel rispetto dei ruoli di ciascuno, occorre consentire una interazione positiva e produttiva.
Il Rettore in carica ha programmato interviste con la radio di Ateneo e con le televisioni locali per 'raccontare' quanto si discute e si decide negli organi collegiali. Quale migliore occasione della competizione elettorale per il nuovo Rettore? 

È bene che la città sappia di cosa si discute nel suo Ateneo. Purtroppo l'informazione (ma è anche inevitabile, credo) spesso privilegia i momenti di conflitto, com'è accaduto anche di recente. Perché non coinvolgere la città in un dibattito su proposte che in ogni caso la riguardano, anziché sollecitare soltanto curiosità scandalistiche? 

I temi più immediati, che toccano l’interno e l’esterno, sono quelli proposti dai candidati alla presidenza della Regione Siciliana. Tocca agli atenei dell’isola chiarire le proprie esigenze e il ruolo che la Regione potrebbe svolgere. Di più, l'Università dovrebbe tentare di diventare interlocutrice attiva nella definizione dei programmi, senza impegnarsi ovviamente in uno schieramento, ma facendo anzi impegnare i candidati disponibili ad assumerla come interlocutrice essenziale per il rinnovamento di cui tutti parlano. Non sarebbe del resto un modo per 'qualificare' in termini di reale confronto il momento elettorale che appare purtroppo svilito in un rituale propagandistico che provoca sempre più disaffezione e astensionismo? Possiamo provare a non sprecare l'occasione, almeno in termini di confronto.

Il mio programma scaturirà da questi confronti, che dovranno realizzarsi anche attraverso incontri 'non virtuali'. Vorrei insomma trasformare le osservazioni mie e di quanti riterranno di intervenire, via via formulate in questo blog e negli incontri de visu, in una proposta strategica per l'Ateneo e per il territorio.

5 commenti:

  1. Quanto ha scritto Enrico Iachello, inaugurando il suo blog di candidato a Rettore dell’Ateneo di Catania, mostra idee chiare e, a mio giudizio, condivisibili. Mi piace cogliervi un’attenzione alla realtà che vuol essere, il più possibile, scevra da sovrapposizioni ideologiche e attenta piuttosto alla concretezza delle opere. Propongo un tema preciso di riflessione. In queste settimane ci stiamo immergendo in una realtà che, almeno in teoria, dovrebbe essere diversa da quella che abbiamo finora vissuto. Si tratta della transizione – ormai avvenuta tecnicamente, ma, probabilmente, non ancora nelle nostre menti – dalle ‘vecchie’ Facoltà ai ‘nuovi’ Dipartimenti, ‘nuovi’ perché àmbiti in cui vanno coniugate insieme attività didattica e attività di ricerca. (E non solo). Questo fatto nuovo, che sperimentiamo proprio in queste prime settimane dell’anno accademico e che spesso viviamo con disagio, ci interpella comunque tutti. Ecco, mi càpita di pensare, quale modello di ‘nuovo’ Dipartimento abbiamo in testa? E, magari, ne abbiamo una certa chiarezza? Peraltro, è inutile rifugiarsi, come si ha talora la tentazione di fare, nella giaculatoria “si chiama ora Dipartimento, ma è solo la ‘vecchia’, cara Facoltà”. Non è così che si guarda avanti e che si possono affrontare le sfide che i prossimi mesi, inevitabilmente, ci imporranno (leggi, ad esempio, “accreditamento dei corsi di laurea”) e che potranno comportare scelte difficili. Affrontiamo per tempo una seria discussione su questi temi, senza preclusioni, senza sterili nostalgie per un passato che non potrà tornare. Il momento è difficile, non lo nega nessuno, ma è paradossalmente propizio. Perché proprio la scelta del nuovo Rettore ci impone, con la forza della realtà, di riflettere sul destino del nostro Ateneo e ci dovrebbe spingere ad elaborare un progetto il più possibile condiviso.

    Carmelo Crimi
    Direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche

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  2. Non resisto alla tentazione di intervenire subito. Non dovrei: tutti sanno che Enrico Iachello è un mio fraterno amico e che ho lavorato accanto a lui in tutti questi anni, gli unici in cui abbia vissuto con gioia e con orgoglio l’appartenenza a una istituzione universitaria sempre più screditata e delegittimata, e non solo per colpa di governanti incolti e affaristi o di gazzettieri superficiali o eterodiretti.
    Che questo forte senso d’identità e di appartenenza io l’abbia sperimentato proprio in un momento pre-agonico (soprattutto, ahimé, per le facoltà umanistiche) come questo, lo devo al coraggio, al rigore e al’inventiva con cui Enrico prese in mano anni fa da preside la Facoltà di Lettere, riuscendo tra l'altro ad aprire il nostro splendido monastero al territorio, ad animarlo con continue e prestigiose iniziative artistiche, a fare della Facoltà (caso, credo, unico) un soggetto istituzionale e culturale che recitasse un ruolo da protagonista, talvolta più e meglio degli enti locali in dissesto, nella politica cittadina.
    E questo mi pare già da solo un risultato che non solo pochi suoi colleghi, costretti come sono a un ruolo passivo di burocrati e amministratori acritici d’un desolante status quo, possono vantare, ma che lo candida a Rettore di un ateneo che non sia tanto azienda quanto, invece, soggetto culturale attivo e propositivo, in grado di offrire idee e competenze a una società civile sempre più mortificata e malgovernata.
    In quest’impresa, dicevo, lo affiancai: anche da vicepreside, anche da responsabile delle attività culturali della Facoltà, ma soprattutto come amico: che è altro e di più di quei ruoli istituzionali, essendo l’amicizia dialettica, talora simbiotica e talora conflittuale, comunque assai più viva e feconda d’una cordata accademica o d’una parentela politica.
    E partigiana, come questa mia testimonianza. E perché no, se esser di parte significa prender parte, sposare una causa, sottrarsi al giogo dei potentati, alla rete degli interessi, all’indifferenza omertosa e all’opaca routine che ci stanno condannando all’estinzione?

    ANTONIO DI GRADO
    prof. ordinario di Letteratura italiana
    Dipartimento di Scienze umanistiche

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  3. Come amico di Enrico Iachello, visto lo stato dell'università italiana, dovrei cercare di dissuaderlo dal proposito ... come docente dell'università di Catania che ne conosce le qualità di coordinatore e organizzatore, ultimo ottimo preside della facoltà di Lettere e filosofia, non posso che rallegrarmi della sua candidatura e augurare al nostro ateneo il suo successo

    Valter Pinto
    prof. associato di Storia dell'arte moderna
    Dipartimento di Scienze umanistiche

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  4. Una candidatura a rettore come quella di Enrico Iachello è da salutare con gioia a guardare i risultati della sua gestione della Facoltà di Lettere e del Monastero dei Benedettini. Un monumento unico, quest'ultimo, diventato in pochi anni grazie a una politica intelligente di apertura, cuore pulsante della città. Messo a disposizione di tutti e fruito non soltanto dalle istituzioni culturali, ma anche dalla gente del quartiere - difficile - in cui si trova. Apprezzabile, inoltre, il suo invito al ragionamento e al confronto, a una discussione che coinvolga tutti e metta l'Università, - risorsa ancora tutta da scoprire e, forse, da inventare - al centro della programmazione e delle strategie della città.
    In bocca al lupo, dunque

    Giuseppe Lazzaro Danzuso
    giornalista

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  5. Ho conosciuto Enrico da quando, insieme ad Antonio Di Grado, mi proposero di lavorare alla “carestia” di Domenico Tempio per una serata dedicata all’autore catanese.
    Da quella sera, che si svolse all’auditorium, (stracolmo!) è germinata un’amicizia fraterna.
    Ma qui non è dell’amico che voglio parlare, ma della sua passione, che ho avuto modo di constatare, per l’istituzione accademica.
    Negli anni in cui è stato preside della facoltà di lettere e filosofia si sono moltiplicate le iniziative culturali, ed il monastero dei Benedettini ha rappresentato un punto di riferimento per la crescita culturale della città.
    Tante volte, ne sono testimone, l’università ha supplito alla mancanza di altri enti ed istituzioni, tante volte molti artisti hanno avuto modo di esprimere la loro poesia, il loro talento, di rappresentare i loro progetti artistici, altrimenti orfani di luoghi ove poterli realizzare, nello splendido monastero.
    Credo che Enrico sia una risorsa per Catania e oggi di risorse c’è bisogno.
    In bocca al lupo caro amico ed è un augurio che faccio a te ma di conseguenza alla tua città.
    Vincenzo Pirrotta

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