giovedì 29 novembre 2012

Intervista su Telejonica

(Intervista andata in onda il 29 novembre 2012)



intervista realizzata da Valentina Macauda per Telejonica

1 commento:

  1. Ho appena visto l’intervista a Enrico Iachello del 29 novembre su Telejonica, che non ero riuscita a vedere in TV, e mi accingo a mettere per iscritto subito, a caldo, alcune riflessioni, che non nascono da quanto ho sentito dire a Enrico nell’intervista, ma che piuttosto in essa trovano l’ennesima conferma. In tutti questi anni che ho visto Enrico all’opera come Preside della Facoltà nella quale insegno, ho sempre apprezzato il suo sforzo e la sua capacità di cercare e di trovare posizioni positive e costruttive, volte al dialogo, alla comunicazione, alla soluzione dei problemi. Molti mutamenti negli anni in cui ha operato come Preside hanno sconvolto l’assetto costituito dell’Università, ed era fin troppo facile e immediato esprimere dissensi, pensare di opporre contrasti, o semplicemente dissociarsi, opporre resistenza rifiutandosi di accettare il nuovo. Enrico ci ha sempre stimolato non solo a un sano realismo, ma soprattutto a farci parte attiva nel realizzare il progetto migliore possibile pur all’interno delle condizioni oggettive. Lo stesso atteggiamento positivo e costruttivo rivedo oggi nell’intervista, nella quale egli affronta una delle questioni che riguardano il nostro Ateneo e sulle quali tutte, so bene, ha riflettutto a fondo e ha considerato un suo particolare dovere, quale candidato al rettorato, avere idee precise per prevedere, appunto, le migliori soluzioni possibili. È innegabile che noi docenti abbiamo provato un certo disagio a doverci relazionare con una realtà amministrativa che da un giorno all’altro ha cambiato completamente la sua facies; anche il personale si è trovato in molti casi a doversi “reinventare” e lo ha fatto – per quello che posso testimoniare – con grande vitalità ed energia.
    Quello del riassetto dell’amministrazione in Poli gestionali è un falso problema se ci consente di ottenere un risparmio e ci offre la possibilità di recuperare risorse da investire dove nasce il bisogno. Come va ripetendo Enrico, questi sono i tempi che stiamo vivendo, in questi dobbiamo adattarci e operare per ottenere il massimo, e questo è possibile solo tramite la collaborazione, la comunicazione, il confronto costruttivo, come è facile comprendere se si riflette sul fatto che – cito le sue stesse parole – «siamo sulla stessa barca».
    Queste che ho espresso sono solo alcune delle ragioni per le quali io credo nella sua candidatura e lo ringrazio di essersi impegnato in questa scommessa nella quale giustamente sollecita noi docenti e studiosi di discipline umanistiche ad uscire dai “luoghi aristocratici” della nostra cultura per offrire il nostro contributo sempre più al territorio e soprattutto, date le contingenze del nostro Paese, all’Istituzione di cui siamo parte.

    Giovanna R. Giardina

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