lunedì 8 luglio 2013

Resoconto della seduta del CdA del 28 giugno 2013

Come promesso in precedenza, avvio un rapido resoconto delle sedute del Consiglio di amministrazione, limitandomi a quelli che mi sembrano i punti più salienti di volta in volta all’ordine del giorno e che implicano scelte delicate, delle cui motivazioni intendo dare conto, accettando critiche e suggerimenti da tutti i colleghi che vorranno farmi pervenire il loro contributo di idee.

Nella seduta del 28 giugno, il punto per me più delicato è stato quello riguardante il parere richiesto al Consiglio circa l’eventuale rinuncia ai giudizi derivanti dalle vertenze sollevate da 5 dei 26 ricercatori universitari che, avendo maturato un’anzianità contributiva di almeno 40 anni, sono stati collocati a riposo da questo Ateneo in base alla legge 133/2008.
Alcuni colleghi, ritenendo illegittima per difetto di motivazione la risoluzione del rapporto di lavoro operata dall’Ateneo, hanno proposto ricorso dinanzi al TARS – Catania; il Tribunale adito si è pronunciato in favore dei ricorrenti sia in sede cautelare che nel merito, ignorando di fatto la modifica nel frattempo introdotta dall’art. 16, c. 11 del D. L. 98/2011, sebbene la stessa sia stata segnalata al TARS dal C. G. A., a suo tempo investito della questione. Quest’ultima modifica normativa prevede, infatti, che la pubblica amministrazione «in tema di risoluzione del rapporto di lavoro […] non necessita di ulteriore motivazione, qualora l’amministrazione interessata abbia preventivamente determinato in via generale appositi criteri applicativi con atto generale di organizzazione interna, sottoposto al visto dei competenti organi di controllo».
L’Ateneo ha proposto appello avverso le sentenze del TARS – Catania per il tramite dell’Avvocatura distrettuale dello Stato di Palermo.
Questo è l’antefatto.
La discussione in seno al Consiglio di amministrazione del 28.6.2013 si è generata per l’iniziativa autonoma presa dal Rettore che, con una lettera inviata il 13.6.2013, ha invitato la predetta Avvocatura a chiedere al C.G.A. un rinvio della trattazione della domanda cautelare (prevista per il 19.6.2013) in ragione di non meglio precisate «nuove politiche di spesa varate dal Governo nazionale»; ciò, in attesa che gli organi accademici competenti valutassero l’interesse e l’opportunità di proseguire il giudizio.
L’Avvocatura distrettuale, con nota del 17.6.2013, non ha potuto fare a meno di rilevare, con non velato disappunto, la palese contraddittorietà della condotta dell’Ateneo, fortemente lesiva, peraltro, dell’iter difensivo seguito, ed ha sollecitato l’Ateneo medesimo ad addivenire ad una determinazione definitiva sul da farsi.
Dal confronto dialettico con i consiglieri sono emersi preliminarmente aspetti utili per fare chiarezza sulle specifiche competenze degli organi accademici in materia di gestione delle liti. Assodato che le norme di legge e di statuto fissano tali competenze in capo al Direttore generale, sentito il Consiglio di amministrazione, è stata poi sottolineata la necessità di assicurare parità di trattamento rispetto ai 21 ricercatori che, con indubbio stile e manifestando grande sensibilità nei confronti dei giovani precari della ricerca, hanno accettato – e molti di loro condiviso – il modus operandi dell’Ateneo in relazione alla legge n. 133/2008.
Oltre che sull’equità e sulla necessità di stabilire in modo certo e definitivo linee di condotta uniformi, è stato posto l’accento anche sugli aspetti economici della vicenda: infatti, le risorse economiche “liberate” dai ricercatori collocati in pensione possono costituire fonte di ossigeno per le scarse disponibilità dell’Ateneo e possono ingenerare piani propositivi per il turn over, consentendo, così, di dare risposte concrete ai tanti giovani che da anni spendono le proprie energie al servizio dell’Ateneo e per i quali, al momento, le prospettive sono labili e del tutto inesistenti. Solo indicativamente, si rileva che i ricercatori collocati a riposo hanno prodotto un’economia stipendiale di oltre un milione di euro annui.

Dall’ampia e articolata discussione è scaturita la decisione di proseguire le azioni legali già intraprese.

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