Catania, 17 dicembre 2012
Caro Enrico,
ricevo dal prof. Oscar Belvedere, ordinario di Topografia Antica presso l'Università di Palermo una lettera, che qui allego, diretta al Presidente della Regione sulla difficile situazione dell'Amministrazione dei Beni Culturali, ed in particolare dei Beni Archeologici, in Sicilia. In qualità di Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici della nostra Università, l'unica operante in Sicilia, mi sento di condividere la lettera e vorrei sottoporla alle tue riflessioni.
Un caro saluto
Massimo Frasca
(Lettera inviata dal prof. Oscar Belvedere al Presidente della Regione Sicilia)
Egregio sig. Presidente,
nel
momento in cui Ella sta iniziando il suo mandato di Presidente della
Regione, ci sembra opportuno sottoporre alla Sua attenzione, e a
quella del Governo, la drammatica situazione in cui versano i beni
culturali siciliani e lo stato di profonda crisi della
Amministrazione regionale dei Beni Culturali. Il momento ci appare
favorevole, perché potrebbe aprirsi per la Sicilia - con il nuovo
governo - una stagione di rinnovamento e di profonde riforme, che
mettano al passo l’isola con le altre regioni italiane ed europee.
La scelta di affiancarsi un’archeologa, ponendola a capo del suo
staff,
inoltre, ci sembra testimoni la particolare attenzione che il nuovo
Governo vorrà rivolgere al patrimonio culturale siciliano, alla sua
tutela e alla sua valorizzazione.
La
situazione generale della autonomia siciliana e in particolare quella
dei Beni Culturali, su cui la Regione ha competenza esclusiva in base
allo statuto, appare oggi talmente critica e negativa nei suoi
risultati, da indurre l’opinione pubblica nazionale a chiedersi se
questa larga autonomia, nata in anni lontani, e per motivazioni che
almeno in parte paiono superate, sia ancora sostenibile e soprattutto
utile al Paese e alla Sicilia stessa. La delusione e l’allontanamento
dalla politica regionale si sono, infatti, espressi nell’astensione
dal voto di larga parte dell’elettorato siciliano.
I
dubbi sulla efficacia dell’autonoma gestione regionale dei Beni Culturali sono stati aumentati da un efficace e polemico articolo sul
quotidiano «La Repubblica»
del prof. Salvatore Settis, che ha suscitato larga eco. Diciamo
subito francamente che anche noi siamo d’accordo sull’analisi
della situazione attuale fatta dal prof. Settis e condividiamo in
larga parte il contenuto dell’articolo.
Tuttavia,
noi vorremmo distinguere tra il primo periodo in cui fu costituita
l’amministrazione dei Beni Culturali, dal 1976 agli anni ‘90, che
consideriamo positivo e l’attuale situazione. Un periodo di
risultati effettivi, a nostro parere, che vide l’organizzazione
delle Soprintendenze provinciali, una per ciascuna delle nove
province, che certamente hanno dato un impulso notevole alla
conservazione, alla tutela e alla ricerca e anche al recupero e alla
manutenzione di moltissimi Beni Archeologici, Storico-artistici e Monumentali, all’apertura di nuove aree archeologiche,
all’istituzione di aree protette e parchi naturalistici, fino alla
legge istitutiva del Parco archeologico e paesaggistico di Agrigento
(D.P.R.S. 91/91).
Spartiacque
tra questa stagione positiva, che non va dimenticata, perché frutto
dell’impegno di tante persone, e anche di una fattiva
collaborazione con le Università, siciliane e non, e l’attuale
periodo, negativo sotto tanti aspetti, è la legge 10 del 2000, che
ha istituito la dirigenza unica e aperto la strada all’abolizione
dei ruoli tecnici all’interno della dirigenza.
L’esito
esiziale di questa legge, nella interpretazione che gli ultimi
governi regionali ne hanno dato, è l’incertezza dei ruoli, la
subordinazione della dirigenza regionale al potere politico di turno,
con la perdita della neutralità dell’amministrazione nei confronti
della politica. L’effetto più aberrante è che, una volta aboliti
i ruoli tecnici, qualsiasi dirigente regionale può essere chiamato a
dirigere qualsiasi cosa, a prescindere dalle competenze acquisite in
carriera e dai compiti assegnati all’ufficio cui è preposto. Nel
campo dei Beni Culturali avviene quindi che unità operative con
compiti specifici siano dirette da dirigenti, validi nel loro campo,
ma privi dei titoli di studio e del curriculum necessari per quella
posizione. E ciò si riflette sulla qualità dell’azione.
Incredibile
a dirsi, neanche nel comparto non dirigenziale esistono i ruoli
tecnici, poiché l’amministrazione regionale non si è mai dotata
di profili professionali; succede, dunque, che il preziosissimo
patrimonio culturale siciliano possa essere affidato a figure
professionali assolutamente generiche, cui non viene richiesta alcuna
specifica competenza.
L’ovvia
considerazione che, perché un’amministrazione funzioni, ciascuno
dovrebbe svolgere il ruolo per il quale ha competenza ed esperienza è
stata per anni talmente estranea all’amministrazione regionale dei
Beni Culturali che la sua semplice affermazione meriterebbe di
entrare nei programmi di un Governo che promette una rivoluzione
culturale nella gestione della cosa pubblica.
Particolare
attenzione merita, dal nostro punto di vista, la situazione delle
U.O. preposte ai Beni Archeologici di Soprintendenze, Parchi
Archeologici, Musei. Solo una parte sono dirette da archeologi, ormai
in piccolo numero nei ruoli dirigenziali, mentre molte altre sono
affidate a dirigenti con competenze diverse, architetti, agronomi,
geologi, situazione questa che distingue nettamente la Sicilia dal
resto dell’Italia; i vincitori dell’ultimo concorso per
“dirigenti tecnici archeologi”, assunti sulla base di specifici
titoli professionali e competenze, sono stati invece inquadrati in
una generica fascia di “funzionari”, senza ulteriori connotazioni
professionali, proprio per l’assenza dei profili professionali
nell’amministrazione regionale.
Un’ultima
notazione riguarda le più giovani generazioni: le università hanno
formato negli anni scorsi decine di giovani ben preparati, tramite i
corsi in Beni Culturali e in Archeologia, cui sono stati chiesti
cinque anni (3+2) di università più due di specializzazione e
talora altri tre di Dottorato di Ricerca. Questi giovani sono
disposti a mettersi in giuoco anche al di fuori delle strutture
regionali, tramite la formazione di cooperative e società a r.l. che
operino nel campo dell’archeologia preventiva; in questo campo, un
passo in avanti è stato fatto con il recente recepimento della
L.163/20006; l’Assessorato deve però ancora dotarsi degli elenchi
previsti dalla legge, secondo criteri che, ci si augura, siano
assolutamente trasparenti ed offrano ai giovani siciliani le stesse
opportunità che vengono date nel resto d’Italia.
Facciamo, dunque, affidamento sulla Sua volontà rinnovatrice e sulla
competenza del prof. A. Zichichi, da Lei indicato come nuovo
Assessore ai Beni Culturali, perché questo stato di fatto sia
cambiato e l’Amministrazione dei Beni Culturali siciliana riprenda
quel ruolo chiave nello sviluppo culturale ed economico dell’isola,
che ha esercitato nei decenni scorsi.
Oscar
Belvedere
Università
di Palermo
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