lunedì 11 febbraio 2013

Scelte urgenti a seguito della nuova normativa sul dottorato di ricerca


L'incalzare della decretazione ministeriale conferma in modo evidente le esigenze di concretezza, che ho posto al centro del mio programma e che sto cercando di far emergere anche da parte degli altri candidati, nel corso dei dibattiti.
Dopo l'accreditamento dei corsi di studio (AVA, DM. 47/2013), ecco il decreto per il dottorato di ricerca (DM. 94/2013: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs080213) che – sia pure con le consuete complicazioni – ci spinge nella direzione da me prospettata in vari interventi e ripresa nelle proposte programmatiche. Il dottorato deve diventare parte integrante dell'offerta formativa di un Ateneo che non vuole ‘liceizzarsi’ e vuole invece puntare davvero sulla qualità.  Del resto, ciò è esplicitato anche dall'art. 6 del decreto ministeriale quando, al comma 4, si afferma che l'attività didattica e tutoriale svolta dai docenti nei corsi di dottorato «concorre all'adempimento degli obblighi istituzionali» dei professori e dei ricercatori.
Per il prossimo anno accademico, dopo gli adempimenti di competenza della Corte dei Conti, previsti in tempi brevi, se si vogliono rispettare le scadenze contenute nello stesso decreto, dobbiamo rapidamente compiere le nostre scelte.
In attesa di un ampio e partecipato confronto, che permetta di entrare nel merito delle proposte concrete (di accreditamento e di attivazione) che saranno avanzate dall'Ateneo (quali tematiche, quali ambiti disciplinari, quali curricula coinvolgere in un corso di dottorato?), mi soffermo qui schematicamente su alcuni aspetti di ordine 'generale':

a. l'accreditamento, condizione indispensabile per l'attivazione del corso di dottorato, è subordinato al soddisfacimento di alcuni «requisiti necessari», primo fra tutti la presenza di un «collegio del dottorato, composto da almeno sedici docenti» che debbono aver conseguito risultati di ricerca rilevanti in ambito internazionale, in particolare nel quinquennio precedente la richiesta di accreditamento del corso. Il decreto è chiaro, senza questo requisito non c'è accreditamento e quindi niente corso di dottorato. La mia proposta di affidare le cariche accademiche ai colleghi posizionati nei primi due quartili della graduatoria della produttività scientifica trova qui un’ulteriore ragion d’essere e spinge a modificare quanto prima i regolamenti elettorali in tal senso. Non è proponibile, né credibile che un Ateneo, 'costretto' a puntare sulla produttività e sulla qualità scientifica, sia 'governato' da chi occupa posizioni di scarso prestigio nelle relative graduatorie.

b. fondamentale è innanzitutto la disponibilità di risorse proprie. Occorre infatti – come condizione necessaria – disporre di «congrui e stabili finanziamenti per la sostenibilità del corso», con specifico riferimento alle borse di dottorato, che sono previste nel numero medio di almeno 6 per corso di dottorato attivato dall’Ateneo (e comunque non inferiore a 4 per singolo ciclo). «I soggetti accreditati – ribadisce l'art. 13, comma 1, del decreto – provvedono al finanziamento dei corsi di dottorato».

Il finanziamento ministeriale si avrà solo nell'ambito delle disponibilità finanziarie del Ministero (e temo non siano invero gran cosa, visti i tempi), «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica», e in modo premiale («sentita l’ANVUR»). Ne consegue che, oltre alla qualità della proposta, occorrerà comunque prevedere un investimento che la renda intanto economicamente sostenibile. Certo, dovremo anche cercare di stipulare convenzioni e di consorziarci con altre sedi. Ma un investimento 'nostro', a tutela di un'offerta 'minima', dobbiamo pur prevederlo. Nel bilancio di previsione per l’esercizio 2013, siamo riusciti, malgrado i nuovi ‘tagli’ ministeriali, a mantenere ferma, per la copertura del nuovo ciclo di dottorato, una posta di due milioni di euro, utili a finanziare – com'è già avvenuto per l’ultimo ciclo di dottorato (il XXVIII) – 40 nuove borse di dottorato con fondi istituzionali di bilancio (altre 40 borse sono state messe a bando, nel 2012, su finanziamenti dedicati: PON, Fondo giovani, convenzioni con enti esterni). Con le regole introdotte dal recente decreto ministeriale, i conti sono presto fatti: in soldoni, possiamo finanziare ‘integralmente’ solo 6 corsi di dottorato. Tenuto conto degli altri finanziamenti dedicati (e presumendo che gli stessi non subiscano alcuna contrazione nel 2013), riusciremmo a far partire soltanto una dozzina di corsi di dottorato (contro i 35 attivati nell'ultimo ciclo). Troppo pochi per un Ateneo che vuole scommettersi sulla qualità. Significherebbe, tra l'altro lasciar fuori intere aree e settori disciplinari, sia pur prestigiosi. Per un'offerta formativa di Ateneo, che guardi veramente al terzo livello come tratto 'forte', dobbiamo almeno provare a raddoppiare la posta in bilancio, per puntare almeno a 22/24 corsi di dottorato, che sono pur sempre una riduzione drastica rispetto a quelli attivati nel 2012. Per farlo, dobbiamo reperire almeno altri 2 milioni di euro. Come? Questo è il problema vero. L'unica via percorribile, attualmente, è data dai risparmi stipendiali provenienti dal personale del Policlinico trasferito sul bilancio regionale. Questa scelta si riconferma ancora una volta vitale, e diviene ancor più evidente la grave irresponsabilità di chi dentro l'Ateneo si pone su posizioni di 'ritorno al passato'.
Questi punti mi paiono al momento quelli su cui concentrarsi prioritariamente.
Per quanto riguarda l'area umanistica 'classica' (cioè le aree 10 e 11, per intenderci), posso  però anche tentare, per aprire una discussione anche nel merito dei corsi di dottorato da attivare, di avanzare una proposta tematica.  Essa, a mio avviso, deve puntare sui ‘Processi di costruzione e di trasformazione delle identità territoriali’, con una precisa specificazione che porti alla valorizzazione e alla fruizione del patrimonio culturale. È solo una proposta tematica per le aree su cui ho specifica competenza; l'avanzo qui, per avviare una discussione, indicando un percorso che si misuri – e ciò vale anche per gli altri settori scientifici del nostro Ateneo – con le esigenze del nostro territorio, in modo che la nostra attività di formazione e di ricerca si qualifichi sempre più come suo fattore di sviluppo.

Enrico Iachello

Nessun commento:

Posta un commento