(Intervento del prof. Pietro Militello, Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Archeologia)
La
lettera aperta inviata al presidente della Regione da parte del prof.
Belvedere suscita diversi spunti di riflessione. Non si può non
essere d’accordo sull’analisi relativa agli effetti negativi di
una concezione puramente burocratica della dirigenza dei beni
culturali che, falsamente accentuando l’aspetto manageriale della
gestione di Soprintendenze, Parchi archeologici e musei, pone in
secondo piano quello delle competenze
specifiche
e quello della necessaria conoscenza approfondita del territorio.
Allo stesso modo non si può che concordare sulla scarsa attenzione
posta alle possibilità di lavoro offerte dalla archeologia
preventiva e dalle possibilità di collaborazione di dipartimenti
universitari e di cooperative e associazioni di archeologi
qualificati. Considerazioni simili avevo espresso in passato
ribadendo la necessità di una politica che contemperasse le
esigenze degli attuali precari, ormai 35-40enni, con una strategia di
ampio respiro che individuasse percorsi certi e rigorosi per gli
archeologi del futuro. Nello stesso tempo, sottolineavo l’esigenza
che anche l’università cambiasse, per interagire strettamente con
Soprintendenze, Parchi archeologici e musei, e recepire le istanze
specifiche di formazione richieste a chi deve lavorare sul campo,
distribuendole nei diversi livelli (triennali, biennali,
specializzazione/dottorato), con specifiche possibilità di impiego.
In
questa sede vorrei però andare ancora oltre e allargare le
considerazioni a quello che l’Università può fare non solo per la
formazione ma anche per la gestione dei Beni Culturali. Da questo
punto di vista, i corsi universitari a tutti i livelli costituiscono
un bacino formidabile di energie che è miope trascurare. Giovani
volenterosi e desiderosi di mettersi in gioco potrebbero entrare con
un ruolo attivo nella gestione del patrimonio culturale già durante
il momento degli studi, e non solo al termine di esso. Dopo il
triennio, lo studente dei corsi di laurea in Beni Culturali o Lettere
si trova a possedere già una serie di competenze base in campo
archeologico o storico-artistico e mentre continua l’approfondimento
dei contenuti, necessita della opportuna pratica sul campo e fuori
dalle aule. Condizione che si accentua ulteriormente nelle Scuole di
Specializzazione. Crediamo che questa sia una splendida potenzialità
da sfruttare per abbattere il tradizionale gap che divide il mondo
universitario da quello del lavoro, per agevolare la cronica mancanza
di personale del comparto dei Beni Culturali, e per trovare un punto
di contatto tra giovani generazioni in formazione, letteralmente
affamate di tirocini, e una realtà di funzionari sommersi dal lavoro
e afflitti da mancanze di risorse.
Come ha dimostrato
l’esperienza senza dubbio positiva delle Officine Culturali per il
Monastero dei Benedettini, associazioni di giovani possono gestire
aree archeologiche o storico-artistiche, diventando economicamente
autosufficienti e senza gravare sul bilancio delle istituzioni.
Perché non facilitare questo tipo di associazione fin dagli anni
della formazione universitaria e utilizzare anche le competenze che
l’università possiede nel campo della economia e della gestione
dei Beni Culturali per lanciare progetti pilota che inseriscano nel
circuito turistico siti altrimenti destinati all’oblio e al
degrado? Purtroppo dobbiamo segnalare che in questo senso, il ritorno
a una centralizzazione della gestione dei siti archeologici non è
un segnale del tutto esente da ombre.
La
crisi ha un solo aspetto positivo, ed è che costringe a misurarsi
con la realtà e a non cullarsi nell’eredità passata, tirando
fuori il meglio da noi stessi. Nel campo dei Beni Culturali, una
visione più dinamica e meno centralizzata e un rapporto più franco
e aperto tra i principali attori di riferimento, Assessorato e Università, potrebbe fornire una soluzione, anche parziale, ai
problemi che affliggono le nuove generazioni di laureati in
discipline umanistiche e l’enorme patrimonio archeologico e
storico-artistico isolano.
Pietro Militello
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