sabato 22 dicembre 2012

Archeologia, territorio, sviluppo economico


(Intervento del prof. Pietro Militello, Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Archeologia)


La lettera aperta inviata al presidente della Regione da parte del prof. Belvedere suscita diversi spunti di riflessione. Non si può non essere d’accordo sull’analisi relativa agli effetti negativi di una concezione puramente burocratica della dirigenza dei beni culturali che, falsamente accentuando l’aspetto manageriale della gestione di Soprintendenze, Parchi archeologici e musei, pone in secondo piano quello delle competenze specifiche e quello della necessaria conoscenza approfondita del territorio. Allo stesso modo non si può che concordare sulla scarsa attenzione posta alle possibilità di lavoro offerte dalla archeologia preventiva e dalle possibilità di collaborazione di dipartimenti universitari e di cooperative e associazioni di archeologi qualificati. Considerazioni simili avevo espresso in passato ribadendo la necessità di una politica che contemperasse le esigenze degli attuali precari, ormai 35-40enni, con una strategia di ampio respiro che individuasse percorsi certi e rigorosi per gli archeologi del futuro. Nello stesso tempo, sottolineavo l’esigenza che anche l’università cambiasse, per interagire strettamente con Soprintendenze, Parchi archeologici e musei, e recepire le istanze specifiche di formazione richieste a chi deve lavorare sul campo, distribuendole nei diversi livelli (triennali, biennali, specializzazione/dottorato), con specifiche possibilità di impiego.
In questa sede vorrei però andare ancora oltre e allargare le considerazioni a quello che l’Università può fare non solo per la formazione ma anche per la gestione dei Beni Culturali. Da questo punto di vista, i corsi universitari a tutti i livelli costituiscono un bacino formidabile di energie che è miope trascurare. Giovani volenterosi e desiderosi di mettersi in gioco potrebbero entrare con un ruolo attivo nella gestione del patrimonio culturale già durante il momento degli studi, e non solo al termine di esso. Dopo il triennio, lo studente dei corsi di laurea in Beni Culturali o Lettere si trova a possedere già una serie di competenze base in campo archeologico o storico-artistico e mentre continua l’approfondimento dei contenuti, necessita della opportuna pratica sul campo e fuori dalle aule. Condizione che si accentua ulteriormente nelle Scuole di Specializzazione. Crediamo che questa sia una splendida potenzialità da sfruttare per abbattere il tradizionale gap che divide il mondo universitario da quello del lavoro, per agevolare la cronica mancanza di personale del comparto dei Beni Culturali, e per trovare un punto di contatto tra giovani generazioni in formazione, letteralmente affamate di tirocini, e una realtà di funzionari sommersi dal lavoro e afflitti da mancanze di risorse.
Come ha dimostrato l’esperienza senza dubbio positiva delle Officine Culturali per il Monastero dei Benedettini, associazioni di giovani possono gestire aree archeologiche o storico-artistiche, diventando economicamente autosufficienti e senza gravare sul bilancio delle istituzioni. Perché non facilitare questo tipo di associazione fin dagli anni della formazione universitaria e utilizzare anche le competenze che l’università possiede nel campo della economia e della gestione dei Beni Culturali per lanciare progetti pilota che inseriscano nel circuito turistico siti altrimenti destinati all’oblio e al degrado? Purtroppo dobbiamo segnalare che in questo senso, il ritorno a una centralizzazione della gestione dei siti archeologici non è un segnale del tutto esente da ombre.
La crisi ha un solo aspetto positivo, ed è che costringe a misurarsi con la realtà e a non cullarsi nell’eredità passata, tirando fuori il meglio da noi stessi. Nel campo dei Beni Culturali, una visione più dinamica e meno centralizzata e un rapporto più franco e aperto tra i principali attori di riferimento, Assessorato e Università, potrebbe fornire una soluzione, anche parziale, ai problemi che affliggono le nuove generazioni di laureati in discipline umanistiche e l’enorme patrimonio archeologico e storico-artistico isolano.
Pietro Militello

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