Intervento di Giulio Fortini, Rappresentante del personale tecnico-amministrativo nel Senato accademico dell’Università di Catania
Come ha
già avuto modo di sottolineare il Rettore, lascia veramente
perplessi il recente intervento dei signori Distefano, Lanzafame,
Gatto e Nicotra, che giungono a chiedere – invero 'sopra le righe' – le
dimissioni di ben diciotto senatori accademici (anch'io fra di loro),
'colpevoli' di avere votato una mozione con cui semplicemente
invitano il Rettore in carica – essendosi ormai aperto l'iter con cui la
comunità universitaria sceglierà, fra pochi mesi, il nuovo Rettore
per il prossimo sessennio – a lasciare massimo spazio al libero
dibattito fra i candidati alla carica rettorale, evitando, in questi
pochi mesi, di assumere (il Rettore e gli organi di Ateneo) decisioni
'definitive' su tematiche che sono oggetto del dibattito in corso.
Un'indicazione democratica, se vogliamo banale e ovvia, che
stranamente trova ostili i quattro sindacalisti di cui sopra.
Ma c'è,
fra i quattro sindacalisti, chi ha voluto proprio strafare. Al sig.
Gatto non bastano le dimissioni dei diciotto senatori. Si vuole
distinguere; e pretende, da solo, di spararla ancora più grossa.
Evidentemente, mal sopporta che la competizione elettorale si svolga
attraverso un sereno e costruttivo
confronto fra i candidati rettore. Mal sopporta che tale dibattito
non lo veda più fra i protagonisti e non gli piace chiedersi –
neppure per un istante – se ciò derivi, per caso, da una sua
perdita di reale rappresentatività all'interno dell'Ateneo (di cui è
ex dipendente, ora in pensione), derivante dal modo in cui ha svolto,
negli anni, il suo ruolo di sindacalista. Eppure sono veramente tanti
i colleghi che mi segnalano quanto poco il sig. Gatto abbia curato
gli interessi generali dei lavoratori del nostro Ateneo e quanto,
invece, si occupi e si sia occupato di altro.
Immagina,
allora, il sig. Gatto – sfruttando il momento elettorale, diciamolo
pure, 'a orologeria' – di potere
riguadagnare il terreno che ha, per sue responsabilità,
definitivamente perduto, scagliandosi, a modo suo, con grida
mistificatorie e con basse insinuazioni, del tutto prive di
fondamento (che lo stesso sig. Gatto non può non sapere
quanto siano prive di qualsiasi fondamento), contro il
Direttore generale, apparentemente, ma in effetti contro i circa
cento fra senatori accademici e consiglieri di amministrazione
dell'Ateneo (ancora io fra di loro), componenti degli organi in
carica e di quelli del precedente quadriennio, che – con voto
sempre unanime – hanno conferito al prof. Maggio l'incarico di
Direttore amministrativo, nel 2009, e di Direttore generale, nel
2012.
Eppure,
dal 1.11.2008 al 31.10.2010, il sig. Gatto sedeva in Senato
accademico. Come mai si accorge solo adesso, avendo sempre taciuto
prima, che i senatori e i consiglieri di allora (compresi i rappresentanti
del personale tecnico-amministrativo, alcuni dei quali espressi dalla
stessa sigla sindacale di cui il sig. Gatto continua a essere
rappresentante, malgrado il suo pensionamento risalga al 2010)
stavano commettendo chissà quale illegittimità nel conferire
l'incarico di Direttore amministrativo al prof. Maggio? Problemi del
sig. Gatto, i cui 'tempi di reazione' risultano invero assai strani.
Lasciatemelo dire: grossa, sig. Gatto!
Mentre
l'Ateneo ha già dato mandato ai suoi legali di approntare ogni
opportuna azione nei confronti del sig. Gatto e a tutela degli
interessi dell'Ateneo, e mentre anch'io mi riservo di tutelarmi
personalmente nei modi più opportuni, mi permetto di dare all'ex
collega Gatto un consiglio, senza pretendere in alcun modo che lui
voglia accettarlo. Lo faccio sommessamente, a titolo personale e in
rappresentanza dei tanti colleghi che, con il loro voto, hanno voluto
che io sieda in Senato accademico.
Caro sig.
Gatto, è vero che il nostro Paese, e con esso il nostro Ateneo, ha
bisogno di riguadagnare una dimensione 'collettiva', ha bisogno –
nell'affrontare la fase di difficoltà in cui ci troviamo tutti –
di partiti politici e di forze sindacali, che siano però 'nuovi',
riqualificati, veramente rappresentativi della gente, moralmente
ineccepibili. Di forze sindacali, in particolare, che la smettano di
invadere altri terreni, per occuparsi – interamente e onestamente –
degli interessi dei lavoratori, primi fra tutti i tanti
precari e coloro che sono in cerca di occupazione.
Il nostro
Paese, e con esso il nostro Ateneo, non hanno più bisogno dei
nostalgici e dei vecchi riti 'del tempo che fu', che tanti guai ci
hanno lasciato in eredità, tempi in cui l'appartenenza alla 'casta'
ha assicurato a pochi individui prebende e privilegi, posti e
promozioni, del tutto immeritati e pagati con
denari sottratti alla gente onesta e ai lavoratori meritevoli.
La nostra
amministrazione lo ha ben compreso e ha imboccato con convinzione –
sotto la guida del Rettore Recca – la strada del cambiamento, del
rispetto delle regole, del merito, dell'innovazione: un cammino
solcato – con tanta strada ancora da percorrere, con tante scelte
da compiere quotidianamente – nella direzione della qualità, della
professionalità, della valorizzazione di chi lavora, della serenità,
anche occupazionale e retributiva, della nostra comunità
universitaria.
Adesso
rifletta anche lei, sig. Gatto: non è più tempo di dinosauri!
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