Ricevo un intervento, che condivido
completamente, della collega Ida Nicotra, che è stata componente della
Commissione per lo Statuto di Ateneo, e – d'accordo con la collega – lo
pubblico nel blog.
Le sue osservazioni sono molto importanti perché ci indicano qual è la strada
da seguire per garantire alla Scuola di Medicina il ruolo che le spetta. Non si
tratta di riaprire un fronte 'interno' con modifiche dello Statuto. Esso
definisce con chiarezza (recependo del resto la legge) il ruolo della Scuola,
interlocutore diretto della Regione per quanto riguarda le materie di rilevanza
sanitaria. Il riconoscimento alla Scuola di un ruolo meramente consultivo, pur
nella forma del 'parere obbligatorio' (e quindi non vincolante), segnerebbe un
passo indietro rispetto allo Statuto, che la rende invece protagonista nei
rapporti Università/Regione.
Tuttavia, al di là di questo aspetto, mi pare che l'intervento del collega
Pignataro (e in parte anche quello del collega Calabrese) riveli una consonanza
di fondo con l'approccio e con le proposte che avevo avanzato nel settembre
scorso (questo mi fa ben sperare per un confronto propositivo). Completo è
l'accordo sull'urgenza dell'attivazione della Scuola di Medicina, ma anche
sulle specificità del ruolo dell'azienda ospedaliero-universitaria, che non può
appiattirsi sul versante dell'assistenza (come parrebbero forzare le scelte
della Regione), ma deve essere messa in condizione di fare emergere le sue
specificità e le sue finalità primarie legate alla didattica e alla
ricerca. Per tutelarle, non posso non ribadire quanto sostenevo nel mio
documento: occorre rivedere in Sicilia le regole di nomina della governance
delle aziende di riferimento, che non possono non vedere protagonista l'Ateneo
e in primis la Scuola di Medicina. I candidati governatori che ne pensano?
Di seguito l'intervento della prof.ssa Ida Nicotra
Il dibattito sulle differenti posizioni espresse dai candidati alla carica di Rettore costituisce un momento di confronto importante, anche ai fini di approfondire alcune tematiche che costituiscono altrettante sfide per il futuro della nostra comunità. Gli spunti di riflessione contenuti nei programmi sono diversi e molti degni di essere presi in seria considerazione. Con riferimento alle linee programmatiche riguardanti specificamente la Scuola di Medicina, diffuse, con l'e-mail di ieri, da Giacomo Pignataro, ritengo, tuttavia, sia doveroso fornire alcune precisazioni.
La
proposta è di rendere più efficace il funzionamento della Scuola di Medicina,
integrando «le norme statutarie
per rafforzare i poteri e le funzioni della Scuola di Medicina nelle materie di
rilevanza sanitaria, così come
hanno già fatto altre Università. Si tratta, per esempio, di prevedere
l’espressione di pareri obbligatori, da parte della Scuola, nelle materie che
coinvolgono i rapporti tra l’Università e la Regione (piano sanitario
regionale, protocollo di intesa, etc.), affinché la decisione dell’Università
sia assunta dopo una sua discussione all’interno della comunità medica».
È bene ricordare, in proposito, che l'art. 2, comma 2, lett. c) della legge 240 del 2010 impone alle
università statali di modificare «i
propri statuti in tema di articolazione interna, con l'osservanza dei seguenti
vincoli e criteri direttivi: [...] c) previsione della facoltà di
istituire tra più dipartimenti, raggruppati in relazione a criteri di affinità
disciplinare, strutture di raccordo,
comunque denominate, con funzioni di coordinamento e razionalizzazione delle
attività didattiche, compresa la proposta di attivazione o soppressione di
corsi di studio, e di gestione dei servizi comuni; previsione che, ove alle
funzioni didattiche e di ricerca si affianchino funzioni assistenziali
nell'ambito delle disposizioni statali in materia, le strutture assumano i
compiti conseguenti secondo le modalità e nei limiti concertati con la regione
di ubicazione, garantendo l'inscindibilità delle funzioni assistenziali dei
docenti di materie cliniche da quelle di insegnamento e di ricerca».
Lo
statuto dell'Università di Catania, in attuazione della richiamata disposizione
di legge, all'art. 18, 2° co.
prevede che spetta alla Scuola
denominata "Facoltà di Medicina":
a) esercitare le funzioni attribuite alle Scuole dal precedente articolo 17, comma 1;
b) curare i compiti conseguenti alle funzioni assistenziali, regolate dalle disposizioni statali in materia, secondo le modalità e nei limiti concertati con la Regione Siciliana, garantendo l'inscindibilità delle funzioni assistenziali dei docenti di materie cliniche da quelle di insegnamento e di ricerca;
c) curare, per quanto di competenza, i rapporti con il Servizio sanitario nazionale;
d) formulare pareri facoltativi in ordine alle proposte riguardanti la programmazione del fabbisogno di professori e di ricercatori formulate dai Dipartimenti raggruppati nella Facoltà di Medicina.
Ora è agevole comprendere, anche per i colleghi che non sono "giuristi", l'effettiva portata del dettato legislativo e della norma statutaria, che, in modo inequivocabile, attribuiscono alle strutture di raccordo – e, segnatamente, per quel concerne il nostro Statuto, alla Scuola di Medicina – la competenza a "curare" i compiti conseguenti alle funzioni assistenziali ed i rapporti con il Servizio sanitario nazionale. È alla Scuola che vengono demandate tali funzioni, senza che vi possa essere interferenza da parte di altri organi dell'Ateneo. Si tratta di una competenza già attribuita in via esclusiva alla Scuola.
In buona sostanza, la proposta
contenuta nel programma del collega Pignataro mi sembra andare in senso
contrario rispetto alle previsioni normative richiamate e, lungi dal potenziarne
ruolo e funzioni, addirittura finisce
per indebolire la posizione della Scuola di Medicina, laddove la stessa sarebbe
declassata da organo deliberante a soggetto meramente consultivo, attraverso
l'espressione di pareri meramente obbligatori, che, per definizione, non hanno
valore vincolante. L'organo preposto a decidere sarebbe, dunque, tenuto a
richiedere il parere, ma potrebbe liberamente discostarsene.
Ida Nicotra
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