mercoledì 24 ottobre 2012

Ancora sul Policlinico. Intervento della prof.ssa Ida Nicotra


Ricevo un intervento, che condivido completamente, della collega Ida Nicotra, che è stata componente della Commissione per lo Statuto di Ateneo, e – d'accordo con la collega – lo pubblico nel blog.

Le sue osservazioni sono molto importanti perché ci indicano qual è la strada da seguire per garantire alla Scuola di Medicina il ruolo che le spetta. Non si tratta di riaprire un fronte 'interno' con modifiche dello Statuto. Esso definisce con chiarezza (recependo del resto la legge) il ruolo della Scuola, interlocutore diretto della Regione per quanto riguarda le materie di rilevanza sanitaria. Il riconoscimento alla Scuola di un ruolo meramente consultivo, pur nella forma del 'parere obbligatorio' (e quindi non vincolante), segnerebbe un passo indietro rispetto allo Statuto, che la rende invece protagonista nei rapporti Università/Regione.


Tuttavia, al di là di questo aspetto, mi pare che l'intervento del collega Pignataro (e in parte anche quello del collega Calabrese) riveli una consonanza di fondo con l'approccio e con le proposte che avevo avanzato nel settembre scorso (questo mi fa ben sperare per un confronto propositivo). Completo è l'accordo sull'urgenza dell'attivazione della Scuola di Medicina, ma anche sulle specificità del ruolo dell'azienda ospedaliero-universitaria, che non può appiattirsi sul versante dell'assistenza (come parrebbero forzare le scelte della Regione), ma deve essere messa in condizione di fare emergere le sue specificità  e le sue finalità  primarie legate alla didattica e alla ricerca. Per tutelarle, non posso non ribadire quanto sostenevo nel mio documento: occorre rivedere in Sicilia le regole di nomina della governance delle aziende di riferimento, che non possono non vedere protagonista l'Ateneo e in primis la Scuola di Medicina. I candidati governatori che ne pensano?



Di seguito l'intervento della prof.ssa Ida Nicotra


Il dibattito sulle differenti posizioni espresse dai candidati alla carica di Rettore costituisce un momento di confronto importante, anche ai fini di approfondire alcune tematiche che costituiscono altrettante sfide per il futuro della nostra comunità. Gli spunti di riflessione contenuti nei programmi sono diversi e molti degni di essere presi in seria considerazione. Con riferimento alle linee programmatiche riguardanti specificamente la Scuola di Medicina, diffuse, con l'e-mail di ieri, da Giacomo Pignataro, ritengo, tuttavia, sia doveroso fornire alcune precisazioni.

La proposta è di rendere più efficace il funzionamento della Scuola di Medicina, integrando «le norme statutarie per rafforzare i poteri e le funzioni della Scuola di Medicina nelle materie di rilevanza sanitaria, così come hanno già fatto altre Università. Si tratta, per esempio, di prevedere l’espressione di pareri obbligatori, da parte della Scuola, nelle materie che coinvolgono i rapporti tra l’Università e la Regione (piano sanitario regionale, protocollo di intesa, etc.), affinché la decisione dell’Università sia assunta dopo una sua discussione all’interno della comunità medica».

È bene ricordare, in proposito, che l'art. 2, comma 2, lett. c) della legge 240 del 2010 impone alle università statali di modificare «i propri statuti in tema di articolazione interna, con l'osservanza dei seguenti vincoli e criteri direttivi: [...] c) previsione della facoltà di istituire tra più dipartimenti, raggruppati in relazione a criteri di affinità disciplinare, strutture di raccordo, comunque denominate, con funzioni di coordinamento e razionalizzazione delle attività didattiche, compresa la proposta di attivazione o soppressione di corsi di studio, e di gestione dei servizi comuni; previsione che, ove alle funzioni didattiche e di ricerca si affianchino funzioni assistenziali nell'ambito delle disposizioni statali in materia, le strutture assumano i compiti conseguenti secondo le modalità e nei limiti concertati con la regione di ubicazione, garantendo l'inscindibilità delle funzioni assistenziali dei docenti di materie cliniche da quelle di insegnamento e di ricerca». 

Lo statuto dell'Università di Catania, in attuazione della richiamata disposizione di legge, all'art. 18, 2° co. prevede che spetta alla  Scuola denominata "Facoltà di Medicina":

a) esercitare le funzioni attribuite alle Scuole dal precedente articolo 17, comma 1;

b) curare i compiti conseguenti alle funzioni assistenziali, regolate dalle disposizioni statali in materia, secondo le modalità e nei limiti concertati con la Regione Siciliana, garantendo l'inscindibilità delle funzioni assistenziali dei docenti di materie cliniche da quelle di insegnamento e di ricerca;

c) curare, per quanto di competenza, i rapporti con il Servizio sanitario nazionale;

d) formulare pareri facoltativi in ordine alle proposte riguardanti la programmazione del fabbisogno di professori e di ricercatori formulate dai Dipartimenti raggruppati nella Facoltà di Medicina.


Ora è agevole comprendere, anche per i colleghi che non sono "giuristi", l'effettiva portata del dettato legislativo e della norma statutaria, che, in modo inequivocabile, attribuiscono alle strutture di raccordo – e, segnatamente, per quel concerne il nostro Statuto, alla Scuola di Medicina – la competenza a "curare" i compiti conseguenti alle funzioni assistenziali ed i rapporti con il Servizio sanitario nazionale. È alla Scuola che vengono demandate tali funzioni, senza che vi possa essere interferenza da parte di altri organi dell'Ateneo. Si tratta di una competenza già attribuita in via esclusiva alla Scuola.



In buona sostanza, la proposta contenuta nel programma del collega Pignataro mi sembra andare in senso contrario rispetto alle previsioni normative richiamate e, lungi dal potenziarne ruolo e funzioni, addirittura finisce per indebolire la posizione della Scuola di Medicina, laddove la stessa sarebbe declassata da organo deliberante a soggetto meramente consultivo, attraverso l'espressione di pareri meramente obbligatori, che, per definizione, non hanno valore vincolante. L'organo preposto a decidere sarebbe, dunque, tenuto a richiedere il parere, ma potrebbe liberamente discostarsene.


Ida Nicotra

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