giovedì 18 ottobre 2012

Università ed elezioni regionali


Credo che l'Università debba intervenire in questa campagna elettorale non certo schierandosi, ma chiarendo le sue esigenze e il ruolo che la Regione potrebbe svolgere. Di più, deve diventare interlocutore attivo nella definizione dei programmi, senza impegnarsi ovviamente in uno schieramento, ma facendo impegnare i candidati disponibili ad assumerla come interlocutrice essenziale per il rinnovamento di cui tutti parlano. Non sarebbe questo, del resto, un modo per ‘qualificare’ il momento elettorale che appare purtroppo svilito in un rituale propagandistico che provoca sempre più disaffezione e astensionismo? Possiamo provare a non sprecare l'occasione, almeno in termini di confronto.
In una situazione di crisi e di difficoltà finanziaria inutile avanzare richieste consistenti di interventi economici. Si può però avanzare la richiesta di scelte prioritarie su cui puntare in modo che le risorse non siano semplici aiuti ma veri e propri investimenti. Di più, si può e si deve, a mio avviso, chiedere di assumere l'Università come risorsa a disposizione del territorio per la sua crescita complessiva.
Proviamo allora a prendere sul serio le elezioni come occasione democratica di confronto e sottoponiamo agli aspiranti governatori e ai partiti che li sostengono alcune proposte riguardanti in modo specifico l'Università.
Le elenchiamo schematicamente:
   
a. Diritto allo studio. Un'efficace politica passa attraverso la ridefinizione e il potenziamento dell'ERSU, con un investimento in alloggi e mense attraverso progetti che prevedano anche la partecipazione di privati che possano utilizzare queste strutture nei periodi 'vuoti' (estate, festività) anche per ricezione turistico-culturale.

b. Medicina universitaria e sistema sanitario pubblico. Il sistema sanitario è stato ed è vittima privilegiata degli appetiti politici, spesso famelici; da tale voracità non è stata risparmiata la medicina universitaria, anzi recentemente, a Catania, a causa di una fusione tra le aziende a dir poco precipitosa, la medicina universitaria è diventata un ‘boccone prelibato’, e sin troppo tenero, della politica. Occorre allora ribadire il primato della mission della medicina universitaria, che non può essere solo assistenziale, ma orientata, in primo luogo, alla didattica, alla formazione e alla ricerca. Nella struttura di governance dell’azienda Policlinico, la Scuola di Medicina deve riottenere il ruolo che le compete e che le è stato di fatto sottratto con un vero colpo di mano della politica e della burocrazia regionale. Il primo passo per restituire ciò che è stato indebitamente sottratto, non solo alla Scuola di Medicina, ma al sistema universitario nel suo complesso, è il riconoscimento, nel nuovo protocollo che si andrà a stipulare, di un ruolo fondamentale e decisivo (non puramente formale) dell’Università, e dei suoi organi di governo e rappresentanza, nella selezione del management di vertice dell’azienda di riferimento. Analogamente, i vari dipartimenti universitari, in base alle competenze di ciascuno, potrebbero fornire un utile contributo per l'individuazione e per la selezione dei manager degli enti regionali nei casi in cui siano previste competenze e qualificazioni non strettamente 'politiche', in modo di pervenire alla definizione di albi di personale qualificato a cui attingere. Sarebbe un passo indietro della politica e un passo in avanti delle istituzioni culturali e tecniche, i cui vertici 'tecnici' non verrebbero più etichettati come appartenenti a questo o a quel politico.

c. Formazione e master. Definire con l'Università, le imprese e i sindacati percorsi di formazione finanziati dalla Regione in base alle esigenze del mercato del lavoro. Affidare all'Università la selezione delle proposte progettuali e il monitoraggio dell'attività didattica.
Non può essere la Regione a effettuare la 'selezione' delle proposte di master universitari; i finanziamenti vanno assegnati alle università, affinché siano esse a decidere quali master attivare, tenendo conto prioritariamente degli sbocchi occupazionali offerti dal mercato del lavoro, delle richieste di formazione provenienti dalla base, dell’effettiva possibilità di svolgere stage professionalizzanti.

d. Beni Culturali. Individuazione del settore dei beni culturali (con particolare attenzione all’urbanistica, al recupero architettonico e all’archeologia) quale settore strategico per lo sviluppo dell'Isola; ciò anche attraverso l’incentivazione di iniziative in sinergia pubblico/privato, che riconoscano all’Università il ruolo, che le compete, di leadership scientifica.

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