sabato 27 ottobre 2012

Ancora sul Policlinico. Intervento della prof.ssa Gianna Tempera


Dopo la riunione di venerdì con i Colleghi della ex facoltà di medicina e con i dipartimenti di area medica,sento l’esigenza ( peraltro sollecitata anche durante la riunione) di partecipare con alcune mie riflessioni sulla situazione dell’area medica universitaria.
Come direttore di un dipartimento interessato non posso che associarmi al generale malcontento per una situazione di disagio che stiamo vivendo; situazione, a mio parere in massima parte ascrivibile, al ritardo nella costituzione di una struttura di coordinamento (la Scuola di Medicina) che, nel nuovo assetto organizzativo originato dalla legge Gelmini, con la disattivazione delle Facoltà, costituisce una necessità, non a caso prevista dalla stessa legge (recepita dal nostro statuto), a cui spettano ruoli e competenze non soltanto per coordinare le attività didattiche, di ricerca e di assistenza, ma anche per gestire, in primo piano e direttamente, le complesse problematiche riguardanti la sanità universitaria.
Leggo con piacere che almeno 3  candidati rettori hanno espresso le stesse esigenze, anche se avrei qualche commento in proposito.
La collega Ida Nicotra ha ben chiarito il ruolo fondamentale della Scuola, mettendo in guardia da percorsi che rischierebbero di sminuirlo. La Scuola di Medicina è l’interlocutrice diretta, in armonia con gli organi dell’Ateneo, per tutto ciò che riguarda i rapporti col Servizio sanitario nazionale: non deve certo limitarsi ad esprimere pareri (per quanto obbligatori, ma non vincolanti), bensì partecipare, con piena e pari dignità, all’attività di programmazione e di gestione.
In tale prospettiva, inoltre risulta tutt’altro che necessario un prorettore alla Medicina, come proposto dal collega Calabrese (singolare invero, d’altro canto, che un candidato al rettorato di area medica lo ponga come obiettivo del suo programma: immaginare un rettore e un prorettore di area medica mi pare unevidente esagerazione). Un prorettore medico, infatti, anziché rafforzare il ruolo della medicina universitaria rischierebbe invero di indebolire quello del suo rappresentante principale, il presidente della Scuola.
Ritengo invece più realistica l’osservazione del collega Iachellosi tratta di aprire una confronto con la Regione per ridiscutere la governance del Policlinico che non può, per le sue specificità, non vedere protagonista – anche per l’individuazione delle figure dirigenziali – la Scuola di Medicina, sia pure con percorsi di concertazione con la Regione. In altri termini, occorre capovolgere l’attuale quadro che vede il Policlinico subordinato alle scelte della politica’.
Proprio per questo, oltre che per garantire lindispensabile coordinamento dell’attività didattica di area medicaho firmato, insieme a moltissimi altri colleghi, il documento proposto , tra gli altri dai prof. Crimi e Basile, di richiesta di pronta attivazione della  Scuola di Medicina dell’Università di Catania.

Gianna Tempera
Direttore Dipartimento di Scienze Bio-mediche
Università di Catania

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