lunedì 15 ottobre 2012

Il Monastero e la città: le feste degli studenti aperte al quartiere

Esibizione dei Tinturia nel cortile del Monastero dei Benedettini di Catania

Il pubblico di giovani partecipa alla Festa di primavera, organizzata dagli
studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia

Gli inconfondibili arrusti e mancia, con il fucuni realizzato
dal fabbro di quartiere, e la preparazione dei panini



Aprire l'Università al quartiere e alla città è stata una scelta che ha permesso di stabilire rapporti positivi con il quartiere che con la sua storia e la sua identità 'popolare' era spinto alla diffidenza verso una struttura che rischiava di apparire 'seperata' e a sua volta 'diffidente'. Per questo, aprire le porte alla città intera – e ai ragazzi di piazza Dante, in particolare – è stata una scelta importante e alla fine vincente. L'organizzazione di concerti, con i gruppi scelti e proposti dagli stessi studenti, ha permesso di gettare un ponte sull'esterno, di iniziare a conoscere il vicino di casa, di condividere spazi e attività culturali. L'incontro si è svolto lungo un percorso di reciproca conoscenza. La Facoltà è uscita 'fuori', il quartiere è venuto 'dentro': nel cortile del monastero sono entrati gli arrusti e mancia, il cibo di strada per eccellenza, il panino con la carne cotta alla brace sul momento.
Il risultato è un legame forte, una identità 'di luogo' comune, condiviso.

1 commento:

  1. Sono passati tre anni da quando Enrico Iachello mi propose di coordinare un gruppo di giovani, formati per condurre occasionalmente visitatori lungo i percorsi del Monastero dei Benedettini. Questo mi permise di lavorare con persone fortemente motivate e, in alcuni casi, con comprovata e solida esperienza. Da allora, dalle prime riunioni in cui ragionavamo su come rendere efficiente ed efficace quel know how mettendolo a regime, abbiamo incontrato più di 40.000 visitatori che a vario titolo hanno usufruito del significato di questo meraviglioso luogo, contenitore della storia della città e contenuto esso stesso. Persone provenienti da tutti i paesi del mondo, di svariate età, professioni e origini sociali, tutte accomunate dalla sorpresa e dall’entusiasmo di potere entrare in un così grande e meraviglioso luogo pubblico, utilizzarne gli spazi, capirne le più recondite caratteristiche.
    Cosa abbiamo fatto in questi anni? Sulla traccia di una "visionaria" idea di Iachello, abbiamo reso accessibile al maggior numero di persone possibile un bene comune, facendo vivere loro un’esperienza culturale. E tutto questo senza alcun costo per l’Ateneo, anzi con un suo discreto margine di rientro economico. Lo sforzo incredibile dei soci di Officine Culturali, insieme al confronto serrato e continuo con il “Preside”, ha permesso di crescere dentro questa esperienza professionale, di adattarla alle nuove esigenze e al contesto della fruizione turistica-culturale, di articolarla con nuove offerte.
    L’Università, che con il Preside Giarrizzo e l’Architetto Giancarlo De Carlo aveva strappato questo complesso architettonico all’incuria centenaria restituendolo dignitosamente alle nuove funzioni, ha potuto dare seguito a quell’eccezionale “Progetto per Catania”, non circoscritto a un intervento architettonico di recupero, ma nella sua forma di laboratorio socio-culturale per la città; nel quale studenti e docenti universitari vedono “sciamare” ragazzini delle scuole di quartiere nel pieno di un’attività ludica, per confluire tutti nella memoria di un viaggiatore “colto” e piacevolmente sorpreso di «trovare un pezzo di Europa anche nella difficile Sicilia».
    Enrico Iachello ce lo ha sempre detto: è possibile produrre occupazione con i beni culturali. Ci ha spinto a esplorare questo settore, a indagarlo con gli strumenti che la ricerca ci mette a disposizione, a operarvi attraverso il privilegiato punto di vista del Monastero. Il bilancio, a tre anni di distanza, ci invita a continuare; ci invita a proporre reti della cultura sempre più estese, sistemiche ed efficaci. Servizi e modalità di fruizione sempre più diversificati. Ci invita alla tenacia.
    Allora auguri, “Preside” Iachello: i beni culturali hanno bisogno dell’Università. Un altro terreno su cui confrontarsi con il nuovo Rettore.

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